LA TERRA, IL PASCOLO,
IL COLTIVO 

Sono gli strumenti del lavoro del campo, del pascolo e le immagini di uomini e donne che li usano nelle varie fasi dell’annata agricola (nelle fotografie scattate da Simone Magnolini negli anni trenta) a permetterci di intuire lo spessore e il peso della fatica quotidiana. 

Si possono qui osservare i semplici attrezzi dell’agricoltura montana nelle forme che sembrano immutabili nel tempo: la vanga (angô), l’aratro (aradù), il giogo (giùf), il pesante erpice (ârpec). 

Alla quantità e all’intensità del lavoro imposte dalle difficoltà ambientali e climatiche e dalla stessa struttura fondiaria montana non corrispondono rese apprezzabili. 

I prodotti per l’alimentazione non riescono ad assicurare il mantenimento della famiglia al piccolo proprietario coltivatore diretto: si producono pochi cereali (il mais non giunge a completa maturazione), un pò di legumi, molte patate, grande e preziosa risorsa della montagna. Possiamo appunto osservare – tra gli strumenti esposti – l’apposito bastone per la semina del tubero (bastù li patate) accanto alla piccola zappa (sapì) che serviva, e serve, per la raccolta. 

La terra deve dar da mangiare anche agli animali: al centro dell’attività agricola è la produzione di foraggio e la cura del prato – pascolo. L’alimentazione delle bestie è il grande problema per la maggioranza delle famiglie. La fienagione è un momento importantissimo del ciclo agropastorale: i due tagli del fieno (solo raramente le condizioni climatiche consentono il terzo taglio) impegnano tutta la famiglia, in un lavoro che, quasi sempre, è una lotta contro il tempo cronologico e metereologico. 

Molti tra gli strumenti esposti si riferiscono proprio alla fienagione: la falce (ransa), il rastrello (restel), la forca (furca), la portantina (purtadoa), la vanga per tagliare la paglia (taia paia). Accanto ad essi, alcuni attrezzi per la costruzione e la manutenzione degli strumenti agricoli: la portacote e la cote (cusera – cut) per affilare falce e falcetto, il martello (martel) e l’incudine per battere le lame, l’arnese per costruire i denti del rastrello (söcarel). 

THE LAND, THE PASTURE, THE CULTIVATED 

The devices utilized for working the ground, the pasture, and the photos of men and women using them during the various phases of the year (pictures taken by Simone Magnolini in the 30’s) allow us to understand the difficulties and the daily fatigue. We can observe here the simple tools used for mountains agriculture: the spade (anga), the hoe (sapa), the plough (aradù), the yoke (giuf), the heavy harrow (ârpec). 

The quantity and intensity of this job dictated by the harsh climate and environment weren’t matched with acceptable results. The food couldn’t assure support for the small owner and their family: only a few cereals were produced (corn never reached full maturation), some beans and a lot of potatoes, the big treasure of our mountains. We can observe the apposite tools for sowing potatoes (bastù li patate), next to a small hoe (sapì) used for the harvest. 

The earth also needs to feed the animals: the production of cheese is the center of the agriculture. Feeding the animals is one of the biggest problem for the families. A very important moment in the agricultural cycle is the hay harvest: the two harvesting (the weather rarely allows a third cut) keep the whole family busy, in what is truly a fight against time and climate. Many of the exhibited tools were used in the hay season: the sickle (ransa), the rake (restel), the hayfork (furca), the stretcher (purtadoa), the spade to cut the straw (taia paia). 

Next to them, some tools used to build and fix the instrument: whetstone (cut) to sharpen the hayfork, the hammer (martel) and the anvil to beat the blades, the tool to build the rake’s teeth (söcarel).